African Digital Skills in Agriculture 4.0
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La ricerca di Bhorat, Signé, Asmal, Monna Kgotla e Rooney attraverso lo strumento del Digitalization Gap Index che misura il livello di ritardo accumulato complessivamente dal continente africano nell’ambito telematico. Questo dispositivo merita particolare considerazione per diversi motivi: da un punto di vista sociologico, permette di apprezzare quanto velocemente le comunità africane possano trasmettere informazioni, alterare i costumi adattandoli all’avanzamento tecnologico e interagire col Villaggio Globale; da uno economico, agevola la disamina delle ricadute finanziarie delle nuove tecnologie in agricoltura e la loro compatibilità col mercato africano; da una prospettiva politica, costringe le élites occidentali a una considerazione: l’Africa, per quanto lentamente, si sta ammodernando. In agricoltura, la digitalizzazione dell’area dovrebbe essere un focus di non secondario interesse: questa può avvenire solo con massicci investimenti, avvertono gli autori, negli ambiti delle infrastrutture digitali e, a livello educativo, e per ridurre il cronico svantaggio del continente.
Seppure il cronico ritardo africano (in particolar modo in agricoltura) rimanga un problema annoso, l’Africa sta raggiungendo i livelli dei paesi del G20 in diversi settori, come nella diffusione dei telefoni cellulare, telefoni a linea fissa. Paesi come le Mauritius, il Sudafrica e la Tunisia sono, nelle dimensioni succitate, a livelli pressoché simili al G20. Ma queste eccezioni non devono giustificare le gravi carenze per quanto riguarda l’accesso all’internet o lo sviluppo di skills informatiche.
In conclusione, la ricerca apparentemente conferma i sospetti del grave arretramento africano: gli investimenti internazionali stanno maturando i primi frutti e, nonostante la situazione politica sia notevolmente instabile e non assicuri l’arrivo e di fondi stranieri, bisogna considerare la peculiarità dell’Africa: le potenzialità dell’economia agricola; l’immenso bacino di futuri lavoratori; gli ingenti depositi di risorse primarie. Se questa parte di mondo saprà sfruttare appieno le sue potenzialità, guidando e dirigendo sinergicamente con altri paesi la propria economia sommersa concentrata nelle baraccopoli, contestualmente a un aumento dell’istruzione pubblica, allora potrà raggiungere livelli di sviluppo sostenibile diversamente migliori.